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A livello nazionale l’accesso alla Banda Larga da linea fissa mostra ancora dei valori disomogenei come dimostrano i rapporti di società autorevoli: Akamai e Infratel.
Gli investimenti pubblici avviati dal 2009 per colmare il ritardo delle infrastrutture necessarie all’utilizzo delle nuove tecnologie hanno avuto un duplice impatto.
Se da una parte si è ampliata la fascia della popolazione connessa alla rete riducendo il digital divide, dall’altra parte la velocità media della connessione permane al di sotto di quella degli altri Paesi Europei.
Recenti rapporti di Akamai attestano che la velocità media in Italia si aggira intorno a 6,1 Mbps.
Uno degli obiettivi della Comunità europea inserito nel programma dell’Agenda digitale è di assicurare una copertura della banda larga veloce maggiore di 30 Mbps a tutti i cittadini europei entro il 2020.
Si tratta di un piano ambizioso che sembra al momento difficile da raggiungere nel nostro Paese.
La presenza di aree territoriali in cui nessun operatore è interessato a investire rende necessario un intervento pubblico a vari livelli.
Incaricato a coordinare i programmi d’intervento sulle reti a banda larga avviati nel territorio italiano è il Ministero dello sviluppo economico che recependo gli orientamenti comunicati in materia di banda larga ha definito tre modalità di attuazione diverse a seconda della tipologia di intervento da realizzare:
TIPOLOGIA A: realizzazione di infrastrutture di nuova generazione che restano nella titolarità pubblica essendo accertata l’assenza di infrastrutture abilitanti di base nella rete di backhauling;
TIPOLOGIA B: avvio di un bando di gara rivolto agli operatori di telecomunicazioni per l’attuazione, in project financing, di un progetto di investimento per eliminare i deficit infrastrutturali nella rete di accesso (last mile inteso in senso esteso come l’insieme di apparati attivi e portanti);
TIPOLOGIA C: fornire sostegno agli utenti per l’acquisto di particolari terminali di utente, in quelle aree molto marginali, solitamente montane, dove condizioni geomorfologiche particolarmente difficili e/o la bassissima densità di popolazione rendono gli investimenti infrastrutturali scarsamente sostenibili economicamente o non realizzabili entro il 31 dicembre 2015.
In entrambi i modelli si creano i presupposti di un rapporto tra pubblico e privato per l’attuazione o il riutilizzo delle infrastrutture già esistenti per i quali è definita l’acquisizione dei diritti d’uso
Nel secondo caso vi è l’accesso garantito della durata di 7 anni in wholesale per il concessionario.
Al fine di controllare i lavori effettuati saranno resi pubblici sul sito Infratel tutte le informazioni relative all’infrastruttura realizzata con fondi pubblici a garanzia della massima trasparenza e pubblicità delle iniziative avviate.
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