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La proposta lanciata dal prof. Stefano Rodotà di inserire nella Costituzione il diritto di accesso ad internet ha trovato largo consenso sul web ed è stata raccolta dal sito wired per farne una petizione popolare.
La formulazione della norma così recita:
“Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale“.
Nel testo si può notare come sia stato dato risalto a due elementi:
la universalità del diritto di accesso ad internet;
la rimozione di ogni ostacolo che si frappone all’esercizio del diritto.
L’estendere il diritto di accesso a “tutti” presuppone il superamento del digital divide, termine che indica la limitazione della capacità trasmissiva della banda larga dovuta alle infrastrutture non adeguate alle nuove tecnologie.
Il motivo per cui è necessario ammodernare la rete è bene espresso nella dichiarazione del Presidente della Provincia di Roma secondo cui “le infrastrutture immateriali sono indispensabili al pari di quelle materiali – Il web e’ un mezzo fondamentale per i rapporti commerciali, economici, sociali e culturali di tutta l’Italia, e il nostro territorio ha bisogno di un’infrastruttura tecnologica aperta, standard e libera ”
Le critiche che vengono rivolte alla proposta non mancano, alcune delle quali valutano l’iniziativa come una provocazione al limite dello scherzo, tesi poco rispettosa della figura di alto profilo di Rodotà, altre non avvertono l’esigenza di un riconoscimento di un diritto che sarebbe già previsto nella nostra Costituzione in altri articoli come nell’art. 21 che così recita:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
La volontà dei Costituenti è stata di conferire alla norma un elasticità nella individuazione dei mezzi di manifestazione del pensiero e internet si colloca tra uno di questi insieme alla radio, televione e giornali. Di conseguenza appare eccessivo e pleonastico, argomentano sempre i contrari alla iniziativa costituzionale, un ulteriore previsione che si risolverebbe in una semplice affermazione di principio.
I diversi punti di vista sopra esaminati sono incentrati sulla funzione di Internet nella nostra società. Un fatto inconfutabile è che l’Italia sia più arretrata nelle infrastrutture di rete rispetto ad altri Paesi e conseguentemente aumenta un divario tecnologico che ha ripercussioni sullo sviluppo economico e culturale.
Ciò che trova tutti d’accordo è la necessità di un ammodernamento delle infrastrutture ma sorgono delle divergenze di vedute sui compiti che lo Stato dovrebbe assumersi.
Proprio su questo punto il dibattito è aperto.
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