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La durata della batteria è uno dei fattori più considerati al momento dell’acquisto di uno smartphone poiché indica l’autonomia del dispositivo. Con il passare degli anni l’efficienza e la capacità di mantenere la carica tendono a diminuire. Tale fenomeno spesso si combina con altri elementi, come l’uso intensivo delle app o gli aggiornamenti software, rendendo difficile capire se il degrado sia esclusivamente naturale o influenzato da scelte deliberate del produttore.
Il caso sollevato da un lettore
Un nostro lettore ci ha segnalato il caso: dopo l’aggiornamento del sistema Android del suo smartphone, la batteria ha iniziato a scaricarsi molto rapidamente. Dopo poche ore un avviso da parte di Google ha confermato che la durata della batteria sarebbe peggiorata.
Google ha spiegato che l’aggiornamento era necessario per garantire una maggiore sicurezza del dispositivo, una prassi consolidata nel settore. Tuttavia, l’effetto collaterale di un calo significativo delle prestazioni non era stato anticipato, lasciando il lettore insoddisfatto. Come risarcimento, l’azienda ha offerto uno sconto sull’acquisto di un nuovo smartphone presso il proprio store digitale. Ma questo gesto di per sè apprezzabile potrebbe sollevare alcuni dubbi sulla correttezza dell’operato.
Obsolescenza programmata o prassi inevitabile?
La situazione su riportata non è un caso isolato anzi riporta alla ribalta un tema delicato: l’aggiornamento software che peggiora le prestazioni del dispositivo può essere considerato una pratica commerciale scorretta? Secondo il Codice del Consumo, qualsiasi azione che limita le scelte del consumatore o lo costringe a sostituire un prodotto che non avrebbe voluto cambiare, potrebbe ricadere in questa categoria.
Nel caso del nostro lettore, il dispositivo in questione è un modello lanciato nell’ottobre 2019, quindi ancora relativamente recente. Perché, allora, un aggiornamento necessario per la sicurezza deve tradursi in un decadimento delle prestazioni?
I precedenti: il caso “batterygate”
Situazioni simili sono già state affrontate in passato. Un esempio eclatante è stato il cosiddetto “batterygate” di Apple.
L’azienda di Cupertino era stata accusata di rallentare intenzionalmente i propri dispositivi più datati tramite aggiornamenti software per incentivare l’acquisto di nuovi modelli. Questo caso si concluse con indagini approfondite e sanzioni in diversi paesi, inclusa l’Italia.
L’obsolescenza programmata è un tema delicato che coinvolge non solo aspetti legali, ma anche etici, poiché impatta sui consumatori e sull’ambiente. È quindi importante che anche questo caso sia valutato attentamente per assicurarsi che i diritti dei consumatori siano rispettati.
Le motivazioni di Google
Secondo Google, l’aggiornamento potrebbe essere stato necessario per garantire miglioramenti di sicurezza, funzionalità o prestazioni generali. Tuttavia, una comunicazione più trasparente su tali cambiamenti sarebbe stata essenziale. Il consumatore ha diritto di sapere perché un aggiornamento è indispensabile, quali migliorie porta e quali effetti negativi potrebbe avere sul dispositivo.
Il caso di Google evidenzia quanto sia importante che le aziende adottino un approccio trasparente e rispettoso nei confronti dei propri clienti. Offrire uno sconto compensativo è una mossa che potrebbe sembrare un gesto di buona volontà, ma che rischia di sollevare accuse di obsolescenza programmata se l’intervento non è accompagnato da spiegazioni esaurienti e soluzioni alternative.
Il servizio Trovatariffe, che offre consulenza specializzata sui consumi, porterà la questione all’attenzione dell’Antitrust, l’autorità competente a giudicare sulle pratiche commerciali scorrette, e vi terrà aggiornati sull’andamento del procedimento.
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