L’accordo antipirateria minaccia la libertà sul web

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I Paesi internazionali aderenti all’ ACTA ‘Anti-Counterfeiting Trade Agreement’, progetto di accordo multilaterale costituito al fine di stabilire le norme internazionali sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale nei settori di applicazione quali merci contraffatte, i farmaci generici e la violazione del copyright su Internet, hanno raggiunto un accordo significativo lo scorso 2 ottobre a Tokio.

L’ultima versione del testo ha avuto contrastanti giudizi dai soggetti coinvolti dall’accordo, i rappresentanti dei consumatori e le lobby dei produttori.
La Fimi valuta positivamente tutti quei provvedimenti diretti a contrastare la pirateria e la contraffazione mentre altri lamentano una limitazione della libera espressione in Internet.
Si temeva che ci fossero sanzioni penali e civili per i provider ritenuti responsabili della violazione di copywrite da parte dei clienti (cut-off) e anche per i blogger.
Invece il testo mantiene una certa flessibilità nell’applicazione delle norme poiché lascia una discrezionalità ad ogni Stato nell’adottare o nel mantenere appropriate limitazioni o eccezioni.

L’allarme era diffuso tra gli internauti per le notizie che erano trapelate dalle riunioni precedenti, nelle quali si sarebbe discusso l’introduzione di una limitazione della libertà sul web.
Inoltre lo stato di segretezza che aveva caratterizzato lo svolgimento dei negoziati con alcune eccezioni, perché alcune Compagnie americane avevano siglato un patto di riservatezza con il Governo Americano per ottenere informazioni sullo stato di avanzamento dei negoziati, contribuiva ad una percezione di possibili applicazioni di misure coercitive.

Il pericolo maggiore proveniva dalla introduzione di politiche protezionistiche che sarebbero state il pretesto per combattere il fenomeno della pirateria e della contraffazione. La stessa Commissione Europea su interrogazione di un Deputato Italiano aveva espresso preoccupazione sulla trasparenza del comitato ACTA.

L’intesa raggiunta a Tokyo tra i rappresentanti di Ue, Australia, Canada, Giappone, Corea, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera, Usa, pone le basi per arginare il fenomeno del download illegale di contenuti audio video coperto dal diritto d’autore.

Riteniamo prematuro allo stato attuale commentare gli accordi istituzionali che dovranno essere recepiti dalle normative interne di ogni Stato sulla base delle indicazioni della Comunità Europea.


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